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mercoledì 3 ottobre 2007

Voti d'autunno

Ottobre tempo di votazioni, in Italia. Ce ne sono di tutti i generi, come i film. E come le pellicole ci sono quelle che ti emozioni, quelle da seguire con attenzione, quelle che aspetti il colpo di scena, quelle che non hai capito il retroscena, quelle che vorresti uscire dal cinema prima del tempo. E come a un festival le storie si accavallano e i più bravi, tra critici e spettatori, cercano sempre di trovare un filo comune, un’atmosfera, uno spirito dei tempi che le tenga tutte assieme. Qualche volta riesce, molto più spesso no e allora meglio fare un elenco, con impressioni a margine. Cominciamo dalla votazione autunnale per eccellenza, quella della legge Finanziaria. Film tragicomico per definizione, questa volta con venature accentuate di thriller per via dei numeri, in programma da oggi sullo schermo del Senato. In genere, ogni anno, con qualunque governo, a proiezione finita e sala chiusa cominciano i commenti del tipo, mai più una votazione così, il meccanismo va riformato, non si può votare a scatola chiusa una legge così importante. Quest’anno, previdente, il Presidente della Repubblica ha giocato d’anticipo e queste cose le ha dette prima. Servirà a qualcosa? Facile rispondere, no. Anzi tutti si preparano a recitare il copione con la scena della corda tirata fino al limite e la battuta che, se si spezza, la colpa è sempre di quell’altro. Cambiamo sala, dal Senato a Mirafiori, qui, se permettete, il film è diverso. Si discute, come si farà in centinaia di fabbriche, se l’accordo fatto con il governo sul cosiddetto “welfare” cioè quello che lo Stato può e deve fare per aiutare i più deboli a tenersi in carreggiata sia da accettare o no. I toni sono aspri, gli operai si dividono su chi è deluso e chi dice è solo un passo ma nella direzione giusta. Ci sono anche paradossi di antica eleganza come il segretario dei metalmeccanici Fiom Rinaldini, contrario all’accordo che ha l’incarico di illustrarlo obiettivamente, l’accordo, nella relazione introduttiva all’assemblea. Ma il film è diverso soprattutto per il finale, perché quando si voterà, la maggioranza, alla fine, sarà la posizione di tutti i lavoratori, anche di quelli che, con passione, hanno perso la partita. Comunque vada, sarà una lezione per tutti, anche per quelli del film più atteso della stagione, le primarie del PD. I preparativi della megaproduzione hanno finora ottenuto qualche esito deprimente (pensate a Mussi, poi a Dini, Bordon, Angius e alle loro pattuglie vaganti) e sono stati almeno farraginosi per lo spettatore/votante comune. Qualcuno dovrà spiegargli, per esempio, perché ci sono tre liste tre che sostengono Veltroni e qual’è la differenza. Che almeno il giorno del voto ci sia il sole, come due anni fa.