http://Il tuo 5x1000 ad Amnesty International

mercoledì 29 aprile 2009

Quell'abbraccio al Papa


Tremo al solo pensiero di come saranno i prossimi giorni dei telegiornali. Pieni di mascherine, maiali e provette. Perché ci sono casi in cui la televisione è formidabile a raccontare, altri nei quali invece le parole, spesso complicate e contraddittorie, si scontrano con immagini che inevitabilmente si ripetono, si confondono provocando un clima di imprecisione e, peggio, di suggestione collettiva che alla fine ingoia tutto, notizie e immaginazione. Se aggiungete poi il tam tam della rete, specialista quando vuole a moltiplicare paure e retropensieri, otterrete quello che ci aspetta da qui a chissà quando.Per questo cambio di scenario, infiliamoci nell’altro grande evento da raccontare, ma solo per ricordarne una, delle immagini del Papa in Abruzzo. È stata quella del sindaco dell’Aquila chiamato sul palco a ringraziare Benedetto XVI. Non sappiamo se sia stata l’emozione o invece spontaneo tratto caratteriale ma quando l’abbiamo visto avvicinarsi, abbracciare il Pontefice e baciarlo come un vecchio amico abbiamo sorriso. E ci sono tornate alla mente tutte le sfumature di inchini e baciamano che abbiamo visto passare nel corso degli anni. Uomini politici che, credenti o no, al massimo inventavano varianti e subordinate al cerimoniale su cui misurare vicinanze e distanze con la Santa Sede. Quell’abbraccio invece, cui il Papa ha risposto, era finalmente un saluto, da uomo a uomo. (pubblicato su DNews)

martedì 28 aprile 2009

Copioni


Ripensandoci non è tanto il fatto che non sapesse chi è Brodolini (ci son cose molto piu' importanti nella vita) quanto la fantasia di chi le ha scritto Brandolini sul copione. Un vero autore.

venerdì 24 aprile 2009

L'aquila, da ny


L'aquila, Una tragedia veramente pazzesco... cari vittimi le mamme, papa, bambini, studenti... siete nei pensieri sempre e pregherie ogni serata prima di addormentarmi... Si puo andare avanti da questo peccato. Magari speriamo, e possibile se restiamo tutti insieme. Abbracci forti forti forti da ny
Adriana, post n 267 alle foto del Boston globe

Sembra Carver

I due giovani genitori disperati che abbandonano i figli in pizzeria perchè non sanno come sfamarli, fuggono nei boschi, si cibano agli scarti dei supermercati, li ritrovano a bordo di un' Ape, sbandati e rassegnati. Sembra l'america di Carver, invece era Aosta.

giovedì 23 aprile 2009

Tafazzi

Oggi nei tg Franceschini parlava da Parigi, Berlusconi dall'Aquila. 

mercoledì 22 aprile 2009

La grande fuga

Per prima cosa prendete una cartina geografica. Cercate l’India e poi in basso a destra quell’isola grande che la fronteggia. Quella è l’isola di Sri Lanka. Lì sta succedendo in queste ore una cosa terribile che non riusciamo a raccontare. Decine di migliaia di uomini, donne e bambini scappano da una battaglia finale annunciata. Altre migliaia sono già morte prima di questa fuga. La guerra dura da decenni ed è quella che contrappone il governo aisecessionisti guerriglieri Tamil. Ma queste sono le ore più difficili. L’esercito ha dato l’ultimatum ai ribelli, le tigri tamil, che ormai sono intrappolate in una piccola fascia costiera dell’’isola, meno di 24 ore quando leggerete questa colonnina. E in quella stessa zona sono intrappolati anche migliaia di civili. L’Onu teme un bagno di sangue per loro, colpiti dal fuoco incrociato di esercito regolare e guerriglia. Ora il fatto è che di Sri lanka, l’isola splendente, noi riusciamo qualche volta a scrivere per dire che trattasi di paradiso turistico, semmai violato dalla natura cattiva come quella volta dello tsunami. Invece quando sono gli uomini che si combattono si fa più fatica, se non ci sono i nostri in missioni di pace. Per questo riprendete la carta geografica in mano, cercate col dito l’isola splendente e fermatevi anche solo un minuto a pensare, lì gente come noi sta scappando da una guerra, solo che non la vediamo, non la sentiamo. Almeno immaginiamola. (pubblicato su DNews)

lunedì 20 aprile 2009

Mi si nota di più se

I cartelli sulle sedie vuote e la camminata sicura di Ahmadinejad. Alla conferenza Onu sul razzismo di Ginevra trionfa la comunicazione non verbale. Infatti le parole del Papa e di Ban Ki Moon nessuno le ha ascoltate.  

giovedì 16 aprile 2009

Quando riaprono le scuole?

Oggi grandi titoli sulle scuole che riaprono all'Aquila. Scuole nelle tende con tanto di foto di banchi e orsacchiotti e Berlusconi che arriva e la Gelmini. Ma posso dirvi che già martedi scorso maestre di buona volontà in una della tendopoli della città avevano iniziato a fare lezione con bambini di scuole diverse, nella tenda mensa di Collemaggio (a onore di cronaca ne ho fatto un pezzo anche per il mio tg ma i titoli saranno quelli di oggi). Possibile che l'agenda la debbano dettare solo gli uffici stampa, i portavoce, i ministri in visita, per non parlare di lui? Si, è possibile, anzi è la norma.  

mercoledì 15 aprile 2009

La scelta


“Prendete l’essenziale” ripete ogni volta il vigile del fuoco a quelli che accompagna davanti alla casa devastata o pericolante. E così chi ha praticamente perso tutto in un colpo si ritrova improvvisamente ad avere una possibilità, un brandello della vecchia vita da portare nella nuova. In questi giorni dell’Aquila, tra le mille schegge di storie che ti passano accanto, quelle legate alla scelta dell’essenziale da recuperare spesso svelavano le persone più di ogni racconto. Così ho visto chiedere ai vigili di prendere una chitarra, un violino, una vecchia cartina geografica del nonno, i diplomi di laurea della moglie e del figlio ma anche un coniglio nero, due pappagalli e non so quanti cani e gatti. Ho visto studenti chiedere di recuperare il libretto degli esami e il computer ma anche un sassofono, ho visto entrare di corsa a prendere la foto del matrimonio e fuggire via fuori stringendola al petto. Certo avranno chiesto anche di prendere gioielli e soldi ma a me non è capitato. I vigili capiscono subito se chi viene a recuperare l’essenziale era lì quella notte oppure no. Quelli delle seconde case, quelli che non c’erano puntano diritto alla roba, gli altri hanno il terrore negli occhi e scelgono una cosa che li possa traghettare nella nuova vita che li aspetta. Fate una prova voi adesso: c’è un vigile che vi chiede “vado dentro a prendere l’essenziale”, a voi la scelta. (pubblicato su DNews)

domenica 12 aprile 2009

Ma L'Aquila c'è ancora?


Le domande che mi fanno più spesso gli aquilani che incontro nelle tende, nei giardini, in campagna, la sera attorno al fuoco, all'aperto comunque, sono più o meno tutte così. C'è ancora questo, è ancora in piedi quest'altro, e come sta adesso quel posto, li ci si può ancora andare, e quel baretto è venuto giù? Insomma da quella notte moltissimi non hanno visto più la loro città, non la vogliono vedere o non possono per tante, troppe ragioni. Proprio per questo quelle domande fanno ancora più male.

venerdì 10 aprile 2009

I cani dell'Aquila


Sono gli unici che adesso ci fanno compagnia. Meticci di taglia grande, pastori e lupi mescolati ad una mansuetudine francescana che il più del tempo stanno sdraiati su un fianco ad aspettare e quando d'improvviso cambiano idea ti camminano di lato o davanti come se non esistessi. Erano già noti in tempi normali, uno su tutti, se non ricordo male, si chiama Nerone; ora sono diventati viandanti solitari e amici solidali di noi, abitanti provvisori di questa città vuota.

giovedì 9 aprile 2009

Dettagli


Da un tg. Al primo funerale "non mi chiedere niente" dice una ragazza al microfono che la cerca, il microfono insiste e lei lo guarda in silenzio. Lo guarda in silenzio. Il microfono alla fine capisce.

mercoledì 8 aprile 2009

Terremoti e silenzi


All’ingresso dello stadio dell’Acqua santa dove si allena l’Aquila rugby c’è uno di quei chalet prefabbricati che si usano in montagna. Messo qui sembra surreale, ci vendono le bibite di solito. Stanotte sembrava un presepe. Una luce fioca, gialla illuminava l’interno, era strapieno di persone che sembravano pastori con le coperte addosso, accovacciati, seduti alla meglio, stretti gli uni agli altri. Guardavano tutti da una parte. Su uno scatolone una minuscola tv a batterie in bianco e nero parlava di loro. Silenziosi ascoltavano raccontare i precedenti terribili cataclismi che hanno sconvolto l’Italia, l’Abruzzo. Non so se i confronti li hanno confortati, certo qualcuno si sarà chiesto perché, passano i decenni, cambiano le tecnologie ma il terremoto, nella sua totale incolpevole inconsapevolezza, sembra ancora l’identico mostro che distribuisce dolore ora come allora. Eppure stavano tutti li, ad aspettare la loro tenda, senza fare un fiato senza sollevare una discussione. Non so se il silenzio fosse dovuto alla stanchezza, la paura, lo spaesamento definitivo che ti travolge ma certo sembrava che il minuscolo televisore discutesse da solo. A notte fonda lentamente hanno preso possesso delle tende numerate. Poi sono arrivati altri rumori, altre scosse, ci sarà tempo per provare a parlare, ora meglio provare a dormire. (pubblicato su DNews)

lunedì 6 aprile 2009

Terremoto

Naturalmente non è lui che uccide, sono le case e le cose che ci piovono addosso. Soprattutto quelle che non abbiamo saputo, voluto o potuto fare per bene. Comunque adesso è ora di andare. 

mercoledì 1 aprile 2009

Asso 22

Ricordiamoci tutti questo nome, Asso 22. Così si chiama il rimorchiatore che ha fatto il suo dovere nel mare nostro e loro. La notizia si era confusa in mezzo alle altre, tragiche, che si sono susseguite in questi giorni. Affondati due, forse tre barconi davanti alle coste della Libia, erano in 600 forse, 300 sono dispersi forse. Non c’è mai certezza in queste storie, i numeri sembrano annaspare anche loro tra le onde. C’era vento forse, impossibile, anche a pochi metri come erano dalla riva, tornare a nuoto. Cosi prepariamoci a trasformarli quei numeri in storie finite lì, nelle lagrime lontane dei parenti e nel silenzio del mare. Però Asso 22 ricordiamolo. Era attraccato vicino delle piattaforme petrolifere attorno alle quali lavora, al largo delle coste libiche, quando, la notte di sabato scorso, i monitor hanno avvistato un barcone in difficoltà. Senza incertezze ha smesso di fare quello che stava facendo ed è andato a recuperarlo. Erano in 350, ora sono tutti in salvo. Grazie ad Asso 22, iscritto nel registro dei rimorchiatori di Napoli, e a tutti quelli che ci lavorano sopra. (pubblicato su DNews)