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domenica 22 dicembre 2013

I quartieri spagnoli e noi

Si discute da tempo sul formato dell'approfondimento in tv, sulle ibridazioni del documentario giornalistico con quello d'autore, sulle ricette cioè per tenere assieme la narrazione della realtà con le seduzioni del racconto più alto, quello che trasfigura il dato di fatto e lascia un segno, emozionale e di riflessione, in chi guarda. Molte le strade intraprese, poche quelle percorse con successo. In Italia si contano sulla punta delle dita, la prima stagione di Riccardo Jacona soprattutto, l'ultima di Domenico Jannaccone per citare due esempi che puntavano molto sulla personalità e sull'empatia provocata dagli autori. In mezzo molti esperimenti, più o meno consapevoli, alla ricerca di quella miscela in grado di raggiungere il bersaglio. Ieri sera (o meglio stamattina sull'ipad) ne ho visto uno che ha centrato l'obiettivo. Si tratta del Tg2 Dossier "Quartieri spagnoli, Italia"  realizzato da Fabio Venditti assieme ai ragazzi dell'associazione "Socialmente Pericolosi" di Napoli. Un viaggio attraverso le ferite dell'Italia che pensiamo di conoscere, anzi diamo ormai per scontate, e che invece riviste attraverso gli occhi, le ingenuità, gli stupori dei nuovi narratori tornano a fare male. L'Aquila dei quattro anni e mezzo dopo quella scossa che provocò piu di trecento morti, Padova con il suo muro anti spacciatori che ha provocato il deserto civile e materiale, l'Emilia che ancora non ha visto un euro pubblico dopo il suo terremoto eppure prova a tirare avanti, Reggio Calabria con le sue opere pubbliche incompiute e in abbandono. Non sono le cose che rivediamo la novità, sono i loro commenti, le loro domande che creano un varco inaspettato. Le fulminanti micro biografie "mi chiamo Mariano De Giovanni, ho 33 anni e tre figli, facevo il parcheggiatore abusivo..." ascoltate dalla loro voce mentre li vediamo camminare tra le macerie della città abruzzese, o intervistare parlamentari fuori Montecitorio provocano la
miscela magica del coinvolgimento. Non ci importa tanto sapere se tutto sia in equilibrio, se i  commenti siano dosati, se il pezzo sia obiettivo. Stiamo dalla loro parte, mentre aspettiamo le nuove strade del giornalismo e del documentario tv. O del suo futuro.