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mercoledì 1 luglio 2009

Vecchio copione nuovo finale (si spera)

Il primo effetto provocato dalle notizie che arrivano dall’Honduras è stato quello di un improvviso ritorno al passato. I militari circondano la casa del presidente, lo catturano e in pigiama lo costringono ad imbarcarsi sul primo aereo e lasciare il paese. Sembra una storia tirata fuori dal cassetto della memoria, fortunatamente finora senza troppo sangue ma violenta lo stesso, una di quelle che negli anni settanta avevano accompagnato la vita e la politica del continente centro e sud americano. Salvador, Guatemala, Nicaragua, solo per restare ai paesi confinanti in quegli anni vivevano schiacciati da dittature per non parlare di Cile e Argentina, i golpe più tragicamente famosi. In quegli anni alle dittature spesso si contrapponevano movimenti di guerriglia ma una cosa era abbastanza evidente. Gli Stati Uniti, più o meno apertamente, sostenevano i regimi militari, garanzia armata contro la minaccia di possibili sbocchi rivoluzionari. Ora vorremmo dire che una cosa non da poco è cambiata se il presidente esiliato dai militari prima riceve la solidarietà da tutti gli altri suoi colleghi sudamericani eletti democraticamente, poi va a Washington, e da lì annuncia che intende rientrare al più presto nel suo paese, forse già domani. Non sappiamo come finirà la storia dell’Honduras. Sappiamo però che nelle due Americhe, dal nord al sud, il passato sembra passato davvero. (pubblicato su DNews)