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mercoledì 16 dicembre 2009

Il clima e i suoi mandanti


Le quarantotto ore trascorse dopo lo sciagurato gesto contro il capo del governo sembrano essere passate invano. Lo spaesamento che aveva fermato l’Italia a vedere quel volto sanguinante, per la prima volta interrogarsi, lui e noi, su una soglia che mai e mai andava oltrepassata, quell’attimo di coscienza muto, si è subito perso nel diluvio di parole sparate a vista dai professionisti delle dichiarazioni. Sono ormai allenati a tutto e al contrario di tutto, sono d’accordo con Napolitano che invita a misurarle, le parole, ma subito dopo incitano a individuare i mandanti del clima d’odio. Clima, la parola più utilizzata in queste ore e non per raccontare l’emergenza del pianeta che annaspa alla conferenza di Copenaghen ma per addossare, prima l’uno e poi l’altro, le responsabilità di quello che è successo al nemico di turno. Questa del clima, di chi lo provoca e lo genera, è forse la fotografia più deprimente di una classe politica che fa fatica a capire quali siano le linee del campo di gioco e che continua a darsele anche negli spogliatoi. Bastava seguire la discussione in parlamento, con le lodevoli eccezioni naturalmente, per capire che prendersela con i gruppi di internet fan pro o contro lo sciagurato lanciatore di souvenir era solo un modo per non guardarsi allo specchio ed ammettere che il clima è fatto di esempi, e quelli che danno i dichiaratori di professione sono lì, sotto gli occhi di tutti. (pubblicato su DNews)