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lunedì 10 settembre 2007

La ragazza del fiordo

C’è una bella e brava ragazza uccisa, ci sono i sospetti sul fidanzato, c’è un commissario che fa le indagini, una magistrato che lo affianca, testimoni che vengono ascoltati, reperti ritrovati, un paese attonito che aspetta. Si pensava, ma guarda che tempismo quelli de “la ragazza del lago”, film presentato a Venezia e in uscita in questi giorni nelle sale, a raccontare una storia che cade giusto in mezzo all’ultimo mistero estivo della profonda provincia italiana, il delitto di Garlasco. Ora tutti ci si può appassionare a quello che si vuole e i gialli estivi hanno da sempre appassionato molti, almeno a stare a inchiostro e minuti che i cronisti hanno dovuto produrre in quantità industriali per settimane sulla storia della povera Chiara, del suo fidanzato Alberto e sulle sorelle K. Immagino la fatica a rimestare il pastone anche nei giorni in cui non c’era nemmeno un briciolo di analisi dei Ris di Parma. Ma è quello che gli chiedono, di riempire la scena di parole e così fanno. Adesso tocca ai film, si pensava. Poi invece uno entra in sala, si spengono le luci, incontra uno straordinario Toni Servillo che fa il poliziotto meridionale trapiantato nelle valli alpine, riconosce tutti gli ingredienti del mistero, cerca paralleli sistemandosi sulla poltrona e qualcosa non gli torna. Passano i minuti, l’indagine va avanti, la storia si complica ma la stranezza rimane. E all’improvviso sembra di capire quello che non quadra. Non è la storia ma è il fondale, un luogo del delitto così bello e indisturbato non esiste, forse non c’è mai stato, di certo oggi in Italia è introvabile. Dunque la stranezza sta in questo, l’omicidio, le indagini, gli interrogatori accadono nel più totale e assoluto silenzio. Non ci sono automobili per le strade tranne quella della polizia e di uno dei sospettati, non ci sono passanti a vociare in piazza su quello che è successo ma soprattutto non si vedono giornalisti. Non un taccuino, non una telecamera né un microfono. Mai il commissario è circondato da un crocchio concitato di cronisti, né la magistrato inseguita per raccogliere una dichiarazione. Non c’è un avvocato ad esternare un giorno si uno no davanti alle tv locali e nazionali. Insomma non c’è l’Italia di oggi. Anche per questo, forse, la ragazza del lago, risulta straordinario. Perché l’indagine si prende i suoi tempi, senza che nessuno urli e ti sbatta un microfono sulla fronte, il commissario riflette senza dover spiegare perchè in dieci secondi di tg. Che Paese sarebbe, uno pensa, uscendo dalla sala. E infatti si scopre che il film è tratto da un libro che ambientava la storia in un fiordo scandinavo. Il regista Molaioli e lo sceneggiatore Petraglia l’hanno trasportata in una valle friulana di oggi. Altro che giallo, fantascienza.
(non pubblicato per ragioni tecniche su E Polis)