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mercoledì 19 settembre 2007

Semafori e giustizieri

Ci sono situazioni che ti aiutano a immaginare un’altra possibilità, un’alternativa. Può capitare in aeroporto, fatto il check in, seduto a prendere un caffè che c’è ancora tempo per l’imbarco, guardi il tabellone dei voli e dici, chissà, a prenderne un altro. Oppure luoghi che provi ad usare per capire come cambia il paese in cui vivi, il treno per esempio, dove hai tutto il tempo per giocare a decifrare i vicini di posto, quello che urla al telefono e la signora con un libro più bello del tuo. Poi, ci sono i semafori. Trenta, quaranta secondi di rosso in genere bastano per un aggiornamento sul tasso di opulenza raggiunto dal parco auto nazionale ma anche, da finestrino a finestrino, per una rapida ricognizione del look dei guidatori e, diciamo, del “clima che si respira”, non solo per i gas di scarico. Durano il tempo di un spot ma a volte, come certi spot, lasciano il segno.
È successo due giorni fa, alle nove di sera, tornando dal lavoro. Eravamo in cinque o sei, chiusi nelle nostre vetture, ad aspettare il verde. Sulla sinistra, dal marciapiede, un uomo, non alto, con il suo spazzolone chiede alla signora alla guida dell’auto più vicina se vuole che le pulisca i vetri. La signora, gentile ma decisa mi pare, sono qualche finestrino più in là, dice no grazie. Poteva finire così e invece, ecco l’aggiornamento sul clima, succede che un giovane uomo, alto e muscoloso, vestito forse alla moda per i tempi che corrono ma non so, alla guida di una grande auto affiancata alla prima, dapprima comincia a inveire contro il lavavetri poi non contento, scende a terra, gli si avvicina, letteralmente lo prende per il bavero e quasi lo solleva, come in un telefilm. Pochi secondi di una scena surreale con il piccolo lavavetri che tenta una reazione e la signora automobilista che scende a sedare gli animi. Poi, liberatorio arriva il verde per tutti, clacson mai stati cosi benvenuti, il giovane uomo alto e muscoloso, rientra in fretta nella sua grande auto e sgomma via.
Non so cosa avranno pensato gli altri, cinque o sei, spettatori di questo spot. A me, che guidavo verso il semaforo successivo, banalmente è venuto in mente che finalmente avevo visto da vicino le conseguenze del “clima che si respira”, i nuovi attori che produce e i copioni che diventa normale mettere in scena. Era come se il giovane uomo si sentisse autorizzato a vestire i panni del giustiziere che dà una lezione sul come si fa a liberarsi degli intrusi. E lo facesse per farlo vedere a noi pavidi automobilisti spettatori. Io non so come nasce “il clima che si respira”, tanto meno come si governa e si cavalca, spero ne abbiano qualche idea ministri, sindaci e comici, quello che ho visto due sere fa, a un semaforo, è come genera “mostri”.