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lunedì 26 maggio 2008

Annunci e sfumature


Immagino l’ansia di quei portavoce che in questi giorni non avevano preparato niente da annunciare, un provvedimento, una norma, un progetto ma anche solo una data, qualcosa bisognava dire per sfruttare a pieno il clima tutto decisione e concretezza che la geometrica potenza del Consiglio dei Ministri a Napoli aveva dispiegato. Lasciamo da parte Berlusconi che ha scelto la strada del grande statista e parlerà solo quando sarà il tempo, lasciamo stare anche Tremonti che ormai ha l’aria di chi si occupa di cose più importanti e Ici, straordinari e mutui in effetti si sono rivelate (chiedete ai consumatori) solo cosette o nuovi problemi (chiedete ai comuni) ma tutti i ministri più accorti avevano qualcosa di pronto. Maroni innanzitutto e il suo pacchetto sicurezza che introduce il reato di immigrazione clandestina ma poi preciserà (e meno male), non vale per quelli che si trovano in Italia prima che diventi legge (e qualcuno ci spieghi chi dei clandestini eventualmente fermati sosterrà di essere entrato in Italia dopo l’approvazione della legge), in scia Scajola il giorno dopo, si riparte con il nucleare, dice, tra cinque anni la prima pietra di una centrale di terza generazione migliorata (come fossero nuovi modelli di forni a microonde), poi Matteoli che si accoda e fa titolare “il governo accelera sul ponte di Messina” (accelera?) tra due anni primo colpo di piccone, infine Brunetta chiama i giornali e proclama, tutti i dipendenti pubblici, subito stipendi e assenze su internet, così staniamo i fannulloni (a proposito l’idea che la rete sia gogna o trasparenza a seconda di chi decide di usarla andrebbe approfondita) ma insomma, il fine settimana era vicino, l’effetto annuncio già si annebbiava e la realtà si riprendeva un po’ di spazio, con tutte le sue sfumature. Per esempio la storia dei rifiuti a Napoli, la sua complicata disperazione, ha reso improvvidi commenti a distanza come quelli di Casini che chiede pugno di ferro, parlando di camorra, di fronte agli scontri di Chiaiano; semmai ha riproposto, con tutto il suo peso, il tema della decisione e del consenso. Per affrontare cose così, in teoria, era nata la politica.
In più, a volte, la realtà si prende anche delle piccole, tristi, rivincite sulle emergenze e sugli annunci. Così il week-end italiano è passato registrando la cronaca di una anziana signora di Lainate, Lombardia, denunciata per averridotto in schiavitù la sua badante rumena, la rinchiudeva in casa, una doccia al mese e solo acqua fredda, stipendio neanche a parlarne doveva solo ringraziare per l’accoglienza, altrimenti espulsione, in fondo sei straniera. Poi altri italiani, questa volta a Roma, quartiere Pigneto, forse per un portafoglio rubato o chissà che, decidono non di chiamare la polizia ma, bastoni in mano, di devastare negozi e picchiare i rispettivi proprietari solo perché venuti da lontano. A Torino, in un centro di permanenza gestito dallo Stato italiano, un immigrato muore, senza soccorsi, dicono i suoi compagni. Infine ancora a Roma, quei quattro ragazzi, uno sulla grande berlina del papà guida senza patente perché già interdetto alla guida, accanto la fidanzata, formalmente doveva essere a casa perché sottoposta ai domiciliari, gli altri due su un motorino tornavano a casa al quartiere San Lorenzo, stavano per laurearsi, sono stati uccisi perché quello della grande berlina era convinto che il mondo fosse il suo, con o senza patente. Qui non ci sono stranieri, vittime e colpevoli tutti italiani, semmai si parla di figli.
Prevért in uno dei suo mirabili graffiti scriveva “Padri/guardatevi a sinistra/guardatevi a destra/Padri/guardatevi allo specchio/guardateci in faccia”. Anche in questo caso verrebbe da dividere tra un noi e un loro, ma si sa, con le sfumature è più difficile trovare il confine. (da DNews)