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venerdì 1 agosto 2008

Indro e la China

La lettera che Indro Montanelli scrisse al dottor Giuseppe Clementi, farmacista di Fivizzano, in Lunigiana, produttore di liquori d'erbe, è uno di quei piccoli segni del tempo che andrebbero conservati. Non fosse altro per quel "naturalmente a pagamento". Mi è capitato di vederla in questi giorni, ve la trascrivo.

Milano 16 ottobre
Caro dottore,
senza saperlo, Lei mi ha ringiovanito di vent’anni. Fu infatti vent’anni or sono che venne a mancare un mio zio che, farmacista di Fucecchio, ogni anno mi riforniva di una china distillata con le sue mani, di cui avevo perso il ricordo delizioso.
L’ho ritrovato bevendo la china sua, offertami casualmente da un amico di passaggio a Fivizzano. E’ stato come rituffarmi nelle cose buone e “vere” della mia infanzia.
Potrei avere - naturalmente a pagamento – qualche bottiglia di questa squisita delizia? Gliene sarei infinitamente grato.
Suo,
Indro Montanelli


Molto altro ci sarebbe da sapere sulla Lunigiana, lembo ultimo della Toscana che s’infila tra Liguria ed Emilia, tra mare e montagne che sembrano Alpi e non sono Appennini, crocevia dall’identità meticcia, migliore o minore a seconda dello sguardo che guarda. Sulle cave del marmo che si dividono tra concorrenza cinese e prove di turismo, sul lardo di Colonnata che incanta e le sculture di Cascella che fanno discutere, sui castelli ristrutturati da donne visionarie, sulle mostre ben fatte e professori che sanno spiegarle, sugli stampatori che stamparono qui libri molto prima che a Londra, sui concerti estivi che provano e riprovano il tema della contaminazione.
Su questa terra d’incroci dove ancora si intravede la differenza, prima che tutto diventi poltiglia globale, molto ci sarebbe da raccontare. E spero che qualcuno lo faccia.