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mercoledì 24 febbraio 2010

Managers


Non è mai facile scrivere di chi decide improvvisamente di farla finita. Non è facile perché c’è sempre l’ombra di quello che si annida nella testa, nel cuore delle persone e che non vediamo, non sentiamo, non possiamo sapere. Qualche volta però riusciamo a intravedere. Come nel caso di Paolo Trivellin, piccolo imprenditore di Noventa Vicentina, provincia di Padova, titolare di una ditta edile, la Tri-intonaci che si è tolto la vita e ha scritto quattro lettere. Due ai figli, una alla compagna e l’altra al socio perché da sei mesi non riusciva a pagare i suoi venti operai, perché tutto gli era crollato addosso, i debiti, la crisi, il fantasma del fallimento. Nella lettera al socio, Paolo si assume tutte le responsabilità degli errori, dei rischi, delle scelte sbagliate. Si scusa per questo, si scusa perché la sua ditta non era più in grado di andare avanti e lui non aveva saputo guidarla. Questa notizia arriva mentre altre rimbalzano, mandato di arresto per Silvio Scaglia, considerato uno dei manager più brillanti di questo paese, almeno nelle cronache dorate degli anni scorsi, che delle telecomunicazioni, delle fibre ottiche, delle bande larghe aveva fatto il suo regno indiscusso. Ora l’accusano di riciclaggio per milioni di euro e certo saprà difendersi. Resta la malinconia per le lettere di Paolo, un manager che faceva intonaci, che non riusciva più a pagare i suoi venti operai e che se ne andato chiedendo scusa. (pubblicato su DNews)