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venerdì 8 giugno 2007

il tassista e il metrò (di Atene)

A proposito dell’Italia divisa in due o delle due Italie e di come andrà a finire. Tema da treno, da taxi, da metropolitana, insomma da luogo comune, sappiamo bene il rischio che si corre a citare le opinioni di strada e però a volte esse illuminano, magari solo un flash, che ci rimane in testa e che non riusciamo a spiegare a chi dovrebbe per mestiere o per passione occuparsene tutti i giorni. Cominciamo da un tassista romano incrociato ieri, non abbiamo chiesto impressioni sulla situazione, che quello davvero è abusato espediente dei giornalisti, no abbiamo chiesto di lui, della vita sua e nel tragitto che abbiamo condiviso abbiamo saputo in sequenza che: voleva comprare anni fa una casa in centro, ne aveva trovata una, stava per fare un affare -i proprietari erano due ragazzi tossici che avevano bisogno di soldi- lui ci ha pensato poi ha rinunciato perchè non si sa mai, invece poi ha scelto un quartiere appena fuori, tutto abusivo sa, ma la mia no (naturalmente n.d.r.) aveva tanto di progetto e oggi, col prezzo di una, c’ho due casette e non mi posso lamentare. Pensi proprio ieri ho contrattato un televisore al plasma, sa, di quelli che costano un sacco di soldi, invece l’ho scambiato con la pubblicità sul taxi e via, adesso me lo godo senza cacciare una lira. Fine del tragitto. Atene, le nuove fermate della metropolitana inagurate in occasioni delle Olimpiadi sono bellissime, quasi dei musei sotterranei, ogni reperto che trovavano veniva recuperato, illuminato, incluso nella stazione. Subito dopo l’apertura il comune fece un’indagine per avere le impressioni dei cittadini utenti e tra le varie risposte molte suonavano più o meno cosi “quando so che devo prendere la nuova metropolitana mi vesto un po’ meglio, mi curo di più” insomma l’idea era quella di non voler sfigurare di fronte a tanta luce e bellezza, essere all’altezza di un luogo pubblico e desiderabile. Ecco, quello della desiderabilità sociale delle cose è uno dei temi sui quali avrebbe dovuto esercitarsi la politica. Il trasporto collettivo per esempio, il problema non è solo quanti lo sceglierebbero se fosse puntuale, pulito, illuminato ma come cambierebbero anche i cittadini utenti se diventasse un luogo comune desiderabile e perfino, chiediamo scusa, alla moda. Ora dunque torniamo ai desideri del tassista, dentro il quartiere abusivo, al televisore gigante al plasma goduto col baratto della pubblicità. Questa non c’è dubbio è una Italia che ormai c’è, l’altra non ha mai avuto modo di rispondere a nessun indagine su nuove desiderabili, illuminate, pulite, puntuali metropolitane. Se questa seconda Italia ormai stanca, sfiduciata, non va più a votare o diventa minoranza definitiva nel paese la partita è bella che chiusa.