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mercoledì 26 marzo 2008

Campagne elettorali

Meno di tre settimane e poi sapremo come va a finire. Chi vince chi perde, chi entra chi resta fuori. Noi avremo partecipato con la nostra X su una lista senza nemmeno aver letto un nome, perché come ormai tutti ci siamo detti dappertutto, non serve a nulla leggerli visto che la X non può preferire questo o quel nome, ma solo questo o quell’elenco di nomi e la differenza fra entrare e restare fuori sta nel posto che gli hanno assegnato, il quarto, il decimo e cosi via computando, da quella graduatoria dipende la sua sorte. Grosso modo abbiamo capito che ci sono tre tipi di numeri, i numeri primi secondi o terzi (dipende poi da quante X prende l’elenco) che sono praticamente sicuri di entrare anche se non vanno a bussare a nessuna porta, distribuire nessun volantino, nemmeno uscire di casa devono, solo aspettare i risultati in tv. All’opposto ci sono i numeri ultimi, penultimi e via a salire, nemmeno loro devono fare nulla, sanno già che non entrano, hanno detto sì all’elenco per ragioni varie, nobilissime, meno nobili o fate voi, sorridono agli amici e ai colleghi, facendo capire che è stata una scelta d’affetto, di pensiero ma insomma pure questi alla fine staranno davanti alla tv ad aspettare i risultati senza patemi d’animo. Poi ci sono loro. Difficile parlarne senza un filo di imbarazzo, che quasi trascolora in malinconia. Sono quelli destinati ad una fatica inenarrabile, senza nessuna certezza se non quella di correre, sbracciarsi, dannarsi perchè ogni X guadagnata all’elenco potrebbe fare il miracolo. Sono i numeri traballanti, a rischio, quelli che stanno a cavallo tra l’ultimo nome certo di diventare onorevole e il primo dei maledetti destinati a vedere da fuori il portone che si chiude. Queste settimane sono il loro momento di gloria e dannazione, di vertigine tra il volo e l’abisso. Sono proprio loro quelli che sudano per organizzare i convegni dove (forse) verranno i big, che si prestano alle interviste e ai comizi più improbabili nella provincia profonda. Vi verranno a cercare, questi candidati con i numeri appena sotto la linea di confine, chiedono la X per il simbolo, lo devono fare perché è la loro unica speranza. Parenti amici colleghi forza decidetevi, fate il miracolo. “Se il nostro elenco va forte vinceremo e il paese cambierà” -dicono ad alta voce-, se va forte -pensano ma non sta bene dirlo- anziché tre numeri, magari ne entrano quattro è il quarto sono io, quello che tutti davano per spacciato, quello che al partito guardano con commiserazione ché tanto non ce la farà mai. Parenti e amici, fatelo per loro, anche se non li potete scegliere, scegliete l’elenco, sì, proprio quell’elenco che non sapete chi, dove, come e quando l’ha deciso, con tanto di saluti ai gazebo e alle primarie. Ecco, è così che siamo ridotti.
Poi ci sono i programmi. E qui si potrebbe saltare direttamente nella marmellata dei dibattiti in tv dove, litigando, spesso si ripetono le stesse cose: abbassare le tasse e salvare l’Alitalia, aumentare i salari e risanare i conti pubblici, difendere il Tibet senza dare fastidio alla Cina. E invece no, vi vogliamo segnalare una mail che ci arriva da Londra, quattro ragazzi italiani che sono lì a studiare, peraltro in una delle scuole più prestigiose del mondo la London School of Economics, e che hanno avuto una idea semplice e ingenua al punto tale che, chissà, potrebbe indicare una via. Hanno messo su internet, (quattrogattilse.googlepages.com) diapositive e ragionamenti sui conti pubblici italiani, parlano della differenza tra pressione fiscale e aumento delle tasse, spiegano chi ha guadagnato e chi perso nel corso di questi due ultimi governi. Ci vogliono cinque minuti di attenzione e di silenzio, da soli davanti al computer, e si capiscono molte cose. Un’altra campagna elettorale -almeno quella- è possibile. (da DNews)