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lunedì 14 aprile 2008

Aspettando le tre

Dipende da quando leggerete, più o meno mancheranno poche ore all’inizio dello scrutinio. Potrete scegliere tra decine di maratone elettorali, studi tv illuminati a festa o forum via internet, ospiti eccentrici o tradizionali, insomma ce ne sarà per tutti i gusti, elezioni minuto per minuto, ma solo a partire da dopopranzo, dalle tre in poi. Fino ad allora che fare? Come smaltire l’ansia dell’attesa? Potete fare l’ultimo tentativo con quell’amico che stavolta vacilla e non va votare oppure staccare telefoni, computer e uscire, anche solo per un po’ d’aria. In questo caso ci sarà una sosta al vostro bar preferito, prenderete questo giornale ed ecco che vi ritrovate qui, a leggere la storia del seggio numero 85, l’ultimo scrutinio che ho visto.
Pakistan, meno di due mesi fa. Come dovunque, le sezioni sono numerate, più difficile invece orientarsi con l’indirizzo, numeri anche in questo caso, settore G7 barra 3 e 4. Si, perchè strade e quartieri di Islamabad, città costruita apposta per essere capitale, non hanno nomi, si dividono in zone, insomma meglio avere qualcuno del posto che vi porti a destinazione. Il nostro autista si chiama Subani, un ragazzo sveglissimo che ha già votato e che non ha difficoltà a trovare quello che volevamo, una sezione in un quartiere popolare, lontana, per quanto possibile, dagli occhi e dalle orecchie di funzionari e poliziotti del Ministero dell’Interno. È il diciotto febbraio di quest’anno, poliziotti e funzionari sono quelli di Pervez Musharraf, il generale presidente che con queste elezioni si gioca gran parte del suo potere. Non è un voto qualsiasi, dire che è un voto sofferto è poco, ci sono stati centinaia di morti, campagna elettorale sospesa, stato d’emergenza per tre settimane, decine di attentati; uno in particolare, uccide Benazir Bhutto, la donna politica tornata dall’esilio che tutti consideravano la speranza di riavvicinare il paese alla democrazia. Il voto slitta di un mese ma alla fine ci siamo. Parentesi, pensate che da noi per qualche giorno si era pensato ad un rinvio per via del signor Pizza, chiusa parentesi. L’assillo degli ultimi giorni e delle ultime ore anche qui si chiama brogli, tutti sono convinti che il generale presidente possa manovrare i risultati a suo piacimento, per questo ci sono osservatori internazionali, europei e americani, e decine di giornalisti. È con queste idee in testa che arriviamo al seggio 85. Sta per cominciare lo spoglio, nessuno può entrare, tranne gli autorizzati. Ma -prima sorpresa- noi si, noi siamo stranieri, dobbiamo poter vedere. Così ci accompagnano in quella che è poi la palestra di una scuola, c’è anche un piccolo palcoscenico per le recite. Tutti vogliono rassicurarci, dagli scrutatori ai poliziotti, guardate com’è tutto regolare, trasparente. Noi diffidenti pensiamo, ecco la recita del regime, tutto è stato previsto. Passano i minuti comincia lo spoglio. Ci chiamano a vedere, quasi a partecipare, tutti assieme sul palcoscenico a dividere le schede, riconoscere i voti validi, discutere su quelli dubbi. L’atmosfera sembra quella eccitata di una prima volta, a mano a mano che si contano le schede la nostra diffidenza diventa stupore. Stanno vincendo i partiti dell’opposizione, quello del presidente generale quasi scompare, pochi, pochissimi voti. Alla fine il nostro stupore si mescola ai loro sorrisi, a quello che adesso possiamo decifrare meglio, l’orgoglio del seggio 85 di aver fatto vedere a noi, stranieri, che quelle erano elezioni vere. Certo Musharraf è ancora là ma adesso deve trattare, quelli che hanno vinto non sono santi ma li hanno scelti loro, insomma la democrazia è strada lunga da fare ma ogni passo conquistato diventa cosa preziosa, da mostrare al mondo.
Ora sono quasi le tre, potete mettervi in poltrona e guardare noi, dove siamo arrivati. (da DNews)