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mercoledì 27 gennaio 2010

Favara, Italia

I funerali di Marianna e Chiara, con la madre che si dispera, con la gente dentro e fuori la chiesa, sotto la pioggia, con l’arcivescovo in mezzo alla gente e non sull’altare, con il sindaco che dice ingiusto darmi la colpa, con la domanda per la casa popolare respinta, con le case popolari mai consegnate e già distrutte. Se volevamo ancora una fotografia aggiornata dello stato delle cose in questo paese, Favara, la storia siciliana di una famiglia spezzata dal crollo del rudere dove abitava, ce la serve senza attenuanti. Ognuno può ritrovarci vizi antichi e problemi perenni, retorica emozioni rabbia che si attorcigliano senza uno spiraglio che assomigli a una via d’uscita. La famiglia Bellavia viveva nel rudere e pagava cento euro al mese d’affitto, di più non poteva permettersi. Aveva fatto domanda per le case popolari, case da dare a chi se non a loro, ma erano stati esclusi perché mancava la documentazione, le carte, nessuno che li ha aiutati a fare le carte. E comunque non sarebbe servito a niente. Perche le 56 case popolari finite anni fa, non sono state mai consegnate. Di più, nessuno le aveva in custodia né il comune né quelli chi le avevano costruite, con i soldi di tutti. Cosi sono state devastate, chi ha portato via cessi, chi finestre, chi ha distrutto solo per sfregio. Ecco, la fotografia di Favara, chiunque voglia fare politica, se la incornici e si ripeta ogni giorno, cominciamo da qui. (pubblicato su DNews)

sabato 16 gennaio 2010

I numeri di Haiti


Su Haiti si fa fatica a dire, come dice bene il blog "Distanti saluti" . E comunque, con tutto il rispetto per la signora Gigliola, prima vittima italiana, avere un po' di senso delle proporzioni non guasterebbe.

mercoledì 13 gennaio 2010

Tra Dante e Rosarno


Che Italia hanno in mente le ragazze velate dell’universita di Sana’a che studiano la nostra letteratura, che mi raccontano di Dante e Petrarca, che parlano dell’Italiano come una lingua musicale? Mi è capitato di essere in Yemen in questi giorni, il compito era andare a raccontare un paese che aveva fatto venire i brividi al mondo, almeno a quello che guarda giornali e tv, la nuova frontiera del terrorismo, da qui è passato il giovane nigeriano Faruk che poi voleva farsi saltare in aria sul volo per Detroit. Mi sono ritrovato a parlare di libri e di Italia con ragazzi e ragazze che studiano e sognano il nostro paese. Erano gli stessi giorni di Rosarno, e allora mi veniva in mente l’effetto che avrebbe fatto vedere una ragazza velata a questa Italia di oggi, una ragazza velata che parla l’italiano meglio di noi, preferisce Verga a Manzoni e ti sa spiegare perché. Perché anche questi sono gli stranieri che guardano al nostro paese, che invece li guarda come un unico immenso pericolo. Lo so, la storia è complicata ma mi veniva da sorridere a pensare a certi italiani che reclamano di essere a casa loro e non sanno nemmeno accostare l’articolo a un sostantivo. Gli stranieri ci servono come il pane, invece non solo li sfruttiamo ma poi li prendiamo anche a fucilate. Per fortuna l’Italia è ancora quella di Dante e Petrarca e non quella di Rosarno. Almeno in Yemen. (pubblicato su DNews)