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giovedì 29 maggio 2008

A proposito di giustizieri 2

Avevamo scritto tre giorni fa su DNews "Poi altri italiani, questa volta a Roma, quartiere Pigneto, forse per un portafoglio rubato o chissà che, decidono non di chiamare la polizia ma, bastoni in mano, di devastare negozi e picchiare i rispettivi proprietari solo perché venuti da lontano." Nel nostro piccolissimo, confermiamo.

A proposito di giustizieri

A settembre avevamo visto una cosa così.

lunedì 26 maggio 2008

Minoranze italiane

Claudio Magris che scrive oggi le cose che scrive sul Corriere e Adriano Sofri che le scrive su Repubblica. Nel nostro piccolissimo orgogliosi di essere d'accordo.

Annunci e sfumature


Immagino l’ansia di quei portavoce che in questi giorni non avevano preparato niente da annunciare, un provvedimento, una norma, un progetto ma anche solo una data, qualcosa bisognava dire per sfruttare a pieno il clima tutto decisione e concretezza che la geometrica potenza del Consiglio dei Ministri a Napoli aveva dispiegato. Lasciamo da parte Berlusconi che ha scelto la strada del grande statista e parlerà solo quando sarà il tempo, lasciamo stare anche Tremonti che ormai ha l’aria di chi si occupa di cose più importanti e Ici, straordinari e mutui in effetti si sono rivelate (chiedete ai consumatori) solo cosette o nuovi problemi (chiedete ai comuni) ma tutti i ministri più accorti avevano qualcosa di pronto. Maroni innanzitutto e il suo pacchetto sicurezza che introduce il reato di immigrazione clandestina ma poi preciserà (e meno male), non vale per quelli che si trovano in Italia prima che diventi legge (e qualcuno ci spieghi chi dei clandestini eventualmente fermati sosterrà di essere entrato in Italia dopo l’approvazione della legge), in scia Scajola il giorno dopo, si riparte con il nucleare, dice, tra cinque anni la prima pietra di una centrale di terza generazione migliorata (come fossero nuovi modelli di forni a microonde), poi Matteoli che si accoda e fa titolare “il governo accelera sul ponte di Messina” (accelera?) tra due anni primo colpo di piccone, infine Brunetta chiama i giornali e proclama, tutti i dipendenti pubblici, subito stipendi e assenze su internet, così staniamo i fannulloni (a proposito l’idea che la rete sia gogna o trasparenza a seconda di chi decide di usarla andrebbe approfondita) ma insomma, il fine settimana era vicino, l’effetto annuncio già si annebbiava e la realtà si riprendeva un po’ di spazio, con tutte le sue sfumature. Per esempio la storia dei rifiuti a Napoli, la sua complicata disperazione, ha reso improvvidi commenti a distanza come quelli di Casini che chiede pugno di ferro, parlando di camorra, di fronte agli scontri di Chiaiano; semmai ha riproposto, con tutto il suo peso, il tema della decisione e del consenso. Per affrontare cose così, in teoria, era nata la politica.
In più, a volte, la realtà si prende anche delle piccole, tristi, rivincite sulle emergenze e sugli annunci. Così il week-end italiano è passato registrando la cronaca di una anziana signora di Lainate, Lombardia, denunciata per averridotto in schiavitù la sua badante rumena, la rinchiudeva in casa, una doccia al mese e solo acqua fredda, stipendio neanche a parlarne doveva solo ringraziare per l’accoglienza, altrimenti espulsione, in fondo sei straniera. Poi altri italiani, questa volta a Roma, quartiere Pigneto, forse per un portafoglio rubato o chissà che, decidono non di chiamare la polizia ma, bastoni in mano, di devastare negozi e picchiare i rispettivi proprietari solo perché venuti da lontano. A Torino, in un centro di permanenza gestito dallo Stato italiano, un immigrato muore, senza soccorsi, dicono i suoi compagni. Infine ancora a Roma, quei quattro ragazzi, uno sulla grande berlina del papà guida senza patente perché già interdetto alla guida, accanto la fidanzata, formalmente doveva essere a casa perché sottoposta ai domiciliari, gli altri due su un motorino tornavano a casa al quartiere San Lorenzo, stavano per laurearsi, sono stati uccisi perché quello della grande berlina era convinto che il mondo fosse il suo, con o senza patente. Qui non ci sono stranieri, vittime e colpevoli tutti italiani, semmai si parla di figli.
Prevért in uno dei suo mirabili graffiti scriveva “Padri/guardatevi a sinistra/guardatevi a destra/Padri/guardatevi allo specchio/guardateci in faccia”. Anche in questo caso verrebbe da dividere tra un noi e un loro, ma si sa, con le sfumature è più difficile trovare il confine. (da DNews)

domenica 25 maggio 2008

Ma anche

Speriamo che cambi ma per ora il titolo di Repubblica.it è Napoli, i sindaci da Bertolaso
D'Alema: "Non solo la forza".
Lui ha detto "temo l'uso esclusivo della forza". Poi dice che diventa cattivo.

sabato 24 maggio 2008

Effetto sicurezza 2

Al quartiere romano del Pigneto giovani italiani volevano sentirsi padroni a casa loro.

Disguidi

Presidente, non fischiavano l'Inno ma l'Inter, ripresa nel maxischermo dell'Olimpico. La prossima volta un regista più sveglio a cambiare inquadrature.

Retroattività zero

Per favore qualcuno dica a Maroni di spiegarci come fa il reato di clandestinità a non essere retroattivo. Uno o è clandestino o è regolare. Inutile mettere le pezze, come dice la piccola posta.

venerdì 23 maggio 2008

Effetto sicurezza

In fondo era solo una badante rumena.

Incroci

Uno guidava la Mercedes del papà senza patente perchè era interdetto alla guida, accanto c'era la ragazza formalmente agli arresti domiciliari. Gli altri due erano su un motorino e tornavano a casa, a San Lorenzo.

mercoledì 21 maggio 2008

L'aggravante

Funziona così, fai conto io rubo una cosa, tu pure. Io prendo un mese, tu due, perchè sei francese, per dire.

Ponticelli

Fossi un giornale rimanderei un cronista.

lunedì 19 maggio 2008

Applausi

Boniver:"mandiamo i clandestini a pulire Napoli". La Lega:"proposta schiavista". PD n.p.

Corride


Divagazioni di ritorno dalla Spagna, così, per evitare depressioni su rom, rifiuti e roghi purificatori. Tante cose ci sarebbero da dire, Zapatero non è così luccicante come sembra, la crisi morde assai e adesso si leccano le ferite di programmi e previsioni sbagliate, vedi case costruite a migliaia e che nessuno può più comprare, immigrazione che diventa zavorra incandescente con la disoccupazione che aumenta. Ma avendo scelto di divagare, parliamo di corride. Non le ho viste dal vivo, in questo periodo di festa a Madrid, ce n’era una al giorno. Ma la sera quando tornavo in stanza, una raffinata tv via satellite le trasmetteva, per tutta la notte. Con la stessa tecnica delle partite di Coppa. Replay, dettagli, rallenty, sfocature, interviste, vip, parterre, a inframezzare i sei tempi della serata. Sei tori, per tre toreri, due a testa. E non so come raccontarlo. Perché si potrebbe scegliere la strada della procedura, del rito, della cerimonia, tutta uguale apparentemente, con le varianti racchiuse in un volteggio (non userò la terminologia corretta, non ho studiato, non voglio saperla, tutto mi si confonde tra banderillas e matador) in una stoccata, in una piroetta e in un saluto al pubblico, con fischi, silenzio oppure ovazione a seconda della bravura del torero nel farla finita subito ma non troppo. Invece quello che ricordo adesso è solo un susseguirsi di primi piani, gli occhi dei tori che guardano fisso davanti a loro e non riescono a capire perchè devono correre all’impazzata, o voltarsi quando l’uomo che hanno davanti li chiama con urla stupidamente caricaturali (e scusate ancora gli aggettivi banali e generici), oppure i dettagli ravvicinatissimi (ecco la corrida in tv) dei toreri, più sono giovani e più sono mostruosamente marionette, quelle smorfie del volto tutte enfasi e brillantina mentre incitano la bestia (che è in loro suppongo) a farsi avanti e attaccare. E ancora il ripetersi, come per un gol, della scena finale, di quell’attimo dove tutto è già stato scritto, in cui il toro, stanco, con la bava alla bocca e la lingua che penzola aspetta, sperando almeno che il giovane torero lo uccida con un colpo esatto, senza strascichi e si passi ai saluti. Perché invece spesso questo non succede e allora la telecamera, annoiata, indugia altrove, verso le signore incappellate che dicono ohhh, oppure i cronisti che cominciano a parlar d’altro intervistando l’ospite di turno. Intanto il toro è lì, che scalcia e barcolla circondato da quelli con la mantella viola, cercando di capire dov’è l’uscita e il perché di quel dolore lancinante ma non definitivo. E il torero, codardo e indispettito, sta un po’ defilato a sperare che alla fine l’animale crolli comunque, aiutato dai pugnali dei collaboratori in viola. Lo so, è una cronaca ignorante, incolta, dilettantesca ma è quello che si vede in tv. Ed è altrettanto potente, delirante, come quelle immagini riproposte a ripetizione, addirittura trasformate in fascinose fotografie in bianco e nero come vecchie stampe del tempo che fu. Non voglio aggiungere niente alla discussione tra animalisti e tradizione, non voglio come risposta nemmeno una delle valanghe di parole sulla vita beata dei tori fino a quel giorno paragonata all’oscura carneficina del bestiame che ci nutre quotidianamente. No, era solo che dovevo scrivere per ricordarmelo, perché l’unica cosa che invece non dimenticherò è stato l’ingresso delle mucche pezzate nell’arena, chiamate a recuperare e scortare fuori l’unico toro che sarebbe uscito vivo dalla corrida. Quello che si era rifiutato di combattere. Una, due, tre volte aveva ignorato l’incitamento del giovane uomo in costume e anzi, deliberatamente, aveva cercato di ritrovare da solo la via d’uscita. Un toro pacifico, un’umiliazione per tutti, per me la star della serata.(da DNews)

domenica 18 maggio 2008

venerdì 16 maggio 2008

Ripensandoci


Chi ha detto che a Napoli e Ponticelli non ci sono inceneritori?

Videogiochi


"Ora che ho confessato, posso andare a casa?" uno dei ragazzi di Niscemi.

Giochi di ruolo


Commissario straordinario per italiani a Bucarest, a Parigi, a Madrid.

giovedì 15 maggio 2008

Leopardi e suv


Se pensate che così si vendono più jeep.

Regole


Senato. Se potesse Berlusconi porterebbe subito Finocchiaro a pranzo ma deve per forza ascoltare Gasparri.

mercoledì 14 maggio 2008

Dialoghi


Montecitorio. Chiaro come il sole, Cicchitto nun je la fa'.

lunedì 12 maggio 2008

domenica 11 maggio 2008

venerdì 9 maggio 2008

Zapatero?


"El gobierno ya dice lo mismo que el PP sobre la immigracìon" titolo di un editoriale di El Mundo di oggi.

mercoledì 7 maggio 2008

Omaggio a Yoani


Il suo blog Generacìon Y stasera a Madrid riceve il premio di giornalismo Ortega y Gasset "per lo stile vivace della sua informazione". Tanto vivace che Yoani, cubana, non può venire a ritirarlo.

martedì 6 maggio 2008

Tentativi


Ci ho provato da due giorni in tutti i modi però non riesco ancora a dire che bruciare una bandiera sia peggio che massacrare un ragazzo di botte.

lunedì 5 maggio 2008

Un paese vivace


Dopo i neonazisti a Verona, gli automobilisti a Torino.

Tasse, circo e internet


Adesso è un reato “gravissimo”, si rischia l’arresto, si aprono inchieste, ci sono denunce in cento Procure d’Italia. Si affannano tutti a chiudere le stalle dopo che i buoi scorrazzano felici nelle praterie del web e a guardarli viene da sorridere se non ci fosse ancora una volta da rimanere interdetti di fronte allo spettacolo di dilettantismo e ipocrisia che noi italiani siamo riusciti a mettere in piedi sull’eterna storia delle tasse. I fatti sono noti, li riepiloghiamo solo per via del lungo ponte che speriamo abbia tenuto qualcuno lontano dalla cronaca nostrana. Qualche giorno fa, si suppone al termine di ragionamenti compiuti, l’Agenzia delle Entrate, ovvero il massimo organismo responsabile della nostra vita fiscale, che raccoglie le cifre dichiarate, quello che si guadagna e quello che si paga allo Stato, decide, in ottemperanza alla legge, di rendere pubblici gli elenchi di tutti gli italiani contribuenti, divisi per regione e città, in ordine alfabetico con incolonnati, fino al centesimo, i numeri di redditi e tasse di ciascuno, anno 2005. Badate, rendere pubbliche le dichiarazioni non è cosa nuova, da tempo è possibile accedere a questi dati, recandosi nei comuni e facendo opportuna richiesta. Solo che questa volta, in omaggio alle nuove tecnologie, i tecnici all’avanguardia dell’Agenzia delle Entrate decidono che è arrivata l’ora di internet e così, via, quaranta milioni e passa di dichiarazioni finiscono in rete nel giro di un click. A questo punto vanno in scena i molteplici attori dello spettacolo di cui sopra. Si comincia con le migliaia di comparse che si collegano per curiosare, commentare e copiare tanto che nel giro di qualche ora il sito dell’agenzia va in tilt. Poi arrivano gli interpreti principali che si dividono equamente le parti; nel cast si distinguono giornali, alcuni specializzati in una interpretazione da brivido, quella che prevede il commento sdegnato per l’indecente e vendicativa invasione della privacy affiancato da una o più notizie che riguardano questo o quel contribuente, con tanto di cifra in sommario, così, tanto per rendere più effervescente la cronaca. A metà del primo tempo poi, irrompe in scena il Garante della privacy, che dice all’Agenzia, stop con i dati. Peccato che né lui né quelli dell’Agenzia avessero dimestichezza con internet tanto da sapere che una cosa messa in rete anche per un secondo, lì rimane se solo uno la copia e la rilancia. Così è puntualmente successo in questi giorni, tanto che la storia è destinata a restare in cartellone per chissà quanto tempo. Anche perchè si uniscono al cast alcuni caratteristi, associazioni di consumatori specializzate in denuncie purchessia e dovunque e non siamo nemmeno a metà dello spettacolo. Rilancia la Procura di Roma che dice, attenti chiunque farà un uso improprio dei dati rischia conseguenze penali, anche la galera. A questo punto difficile sapere quando e come finirà la proiezione, quello che possiamo intuire è che l’esito disastroso dell’iniziativa, con la logorroica e velenosa polemica nel più classico stile della casa, lascerà sullo sfondo le due o tre notizie che quelle cifre contenevano: un italiano su due, dichiara meno di quindicimila euro all’anno, anche al nord; quasi la metà dei lavoratori autonomi non arriva a 800 euro al mese (come faranno per l’ultima settimana), la metà delle società dichiara a malapena di pareggiare i conti, se non di essere in perdita e i “ricchi” con più di centomila euro sono meno di uno su cento, da cercare col lanternino. Ma questi sono i titoli di coda del film, quelli che in genere spiegano che si tratta di storie (almeno in parte) frutto di fantasia, quelli che qualche volta fanno riflettere, quelli che spesso nessuno resta a leggere, che si accendono le luci e forse si fa in tempo ancora per un salto in pizzeria. (da DNews)

domenica 4 maggio 2008

Espulsioni lampo


Due dei naziskin che a Verona hanno massacrato un ragazzo per una sigaretta sono già all'estero.

venerdì 2 maggio 2008

Che dire


Nepal: primo incontro Usa-maoisti, verso cambiamento rapporti. (ansa di oggi)