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mercoledì 27 maggio 2009

Quella scritta nella polvere


Quanto abbiamo scritto del terremoto? Mai abbastanza per tenere il filo del quotidiano slittare delle cose e ricordare che noi potevamo essere lì adesso, in quelle tende. Un mio amico aquilano scrive quello che gli è accaduto qualche sera fa andando a Pescara, la città dove oramai da più di un mese e mezzo migliaia di abruzzesi senza casa alloggiano in alberghi e campeggi sulla costa. Parcheggia la sua automobile nel centro della città, fa le sue cose e poi di sera quando torna a prenderla trova, sul lunotto sporco di polvere, la parola “SFOLLATO” scritta con le dita. Lui racconta questo dettaglio ai suoi amici di internet e si scatenano i commenti, quasi tutti lo rincuorano dicendo ovviamente che i miseri d’animo si trovano a tutte le latitudini, qualcuno però accenna altri dettagli di un clima che lentamente può mutare “eravamo in una pizzeria del centro della città, dice un commento, parlavamo del terremoto e ci guardavano con disprezzo”. Ecco quello che può succedere. Per questo è ora, quando la commozione si è consumata, che bisogna aprire gli occhi e non smettere di raccontare, fare in modo che la dignità composta di chi ha subito un torto dal destino e soprattutto da quelli che, per incuria o peggio, li hanno fatti abitare in case mal costruite, non si trasformi lentamente, come una dose di veleno quotidiana, in umiliazione beffarda. È ora che noi dobbiamo essere lì, come possiamo, in quelle tende. (pubblicato su DNews)

venerdì 22 maggio 2009

Universale si, ma un po' meno


I bombardamenti a Gaza, la repressione in Tibet, i prigionieri di Guantanamo. Forse davano un po' fastidio i giudici che in nome del principio della giurisdizione universale, introdotto in Spagna nel 1985, potevano avviare indagini su qualunque crimine contro l'umanità compiuto in qualunque parte del mondo. Così il parlamento di Madrid ha pensato bene di votare un documento bipartizan che chiede al governo di limitarne l'iniziativa solo ai casi in cui ci siano vittime spagnole o i presunti autori dei crimini si trovino in Spagna.

mercoledì 20 maggio 2009

Migranti e migratori


Chiedo aiuto ai lettori del nord, perché qualcosa mi sfugge. Ora io capisco le elezioni, intuisco la necessità di infiammare gli animi e puntare alla pancia dei votanti, alzare bandiere e urlare nei megafoni. Così mi sono rassegnato a sentirne di tutti i colori, per esempio, su una cosa così complicata come l’immigrazione. Si va dal moderato “padroni a casa nostra” alla fantasiosa guerra dichiarata all’Onu, dallo spiccio “buttiamoli a mare prima che arrivino” fino all’elegante “c’è un’apposita agenzia Onu a Tripoli per chiedere asilo”. Immaginateli quelli che arrivano di nascosto dal Sahara che vanno nell’apposita agenzia magari con lettera di presentazione di quell’affidabile democratico di Gheddafi ormai compagno di tenda praticamente di tutti i nostri ministri. Insomma la triste verità è che i migranti sono diventati preziosi spot elettorali per le europee e fin qui ci siamo. Quello che mi sfugge è la recidiva testarda volontà della Lega di insistere sulla legge per la caccia, quella che dà un fucile in mano ai sedicenni. Perché tutta questa foga, ho pensato, tanto per ora non votano. Poi ho guardato meglio il testo degli emendamenti e ho capito. Autorizzano a sparare su tutto quello che si muove nella boscaglia e in cielo, compresi gli uccelli migratori. Migratori? Ecco quello che mi sfuggiva, meglio preparare l’esercito da subito, la guerra sarà lunga e avremo bisogno di tutti, sedicenni compresi. (pubblicato su DNews)

martedì 19 maggio 2009

Il toro e il brandy

Avete presente quei gigantesti tori neri di cartone che si stagliano lungo le strade di Spagna? Erano i cartelloni pubblicitari di un famoso brandy iberico, l'Osborne. Venti anni fa una legge vietò ogni reclame sulle strade del paese, ma i tori vennero salvati perchè ormai simbolo più che di un prodotto della Spagna stessa. Sparirono le scritte però, e le gigantesche sagome, ridipinte di solo nero, divennero ancora più evocative. Ora succede che qualche giorno fa un giornale annuncia, la Osborne vuole rinunciare al toro come marchio "è un immagine che non rappresenta più la nostra azienda, non facciamo solo liquore ma anche succhi e acque minerali, dunque meglio cambiare". Sconcerto, sorpresa poi arriva la smentita ufficiale dell'azienda "nessuna rinuncia al toro, anzi tutto il contrario" lo vedrete presto presenteremo il nuovo marchio e capirete. Insomma forse è stata solo una trovata pubblicitaria al contrario, il tentativo di legare di nuovo il nome della ditta a quelle sagome fortunate che non hanno piu logo, oppure uno sbandamento modernista repentinamente rientrato. In Spagna una cosa è sicura, il toro non si tocca, almeno quello di cartone.

mercoledì 13 maggio 2009

La linea d'acqua

Prendete un righello e fatela voi una linea sull’azzurro del Mediterraneo, un poco sotto Lampedusa. Se avete la mano ferma sarà facile, avrete realizzato, almeno sull’atlante, l’ultimo modello in tema di frontiere. Ora provate a immaginare la stessa cosa in mare aperto, fatela voi una linea sull’acqua, perchè è importante, sei hai passato quella linea ti posso caricare su, dare da bere e da mangiare, se invece sei ancora al di là della linea d’acqua allora niente, ti riporto indietro, anche se vieni dall’inferno.Così oggi siamo a discutere dell’ultima variante dell’idea di confine, nel cieco tentativo di fermare un viaggio inarrestabile, quello degli uomini verso domani che sia anche solo un poco meglio di ieri. Abbiamo alzato muri, fili spinati, di più, abbiamo costruito barriere invisibili, di carta, come racconta bene Daniela De Robert nel suo ultimo libro “Frontiere nascoste”. Storie che impressionano messe una dopo l’altra, di fossati che respingono anche solo con le parole, quelle sul permesso di soggiorno che aspetti e non sai se arriverà, che magari è già scaduto “come le mozzarelle” quando dopo mesi di attesa te lo consegnano, ormai inutile. Storie che stanno dietro quella paura dell’altro sulla quale ormai combattiamo perenni campagne elettorali e dolorose guerre invincibili. Guerre che si fermano tutti insieme o si perdono da soli, disegnando confini sull’acqua. (pubblicato su DNews)

martedì 12 maggio 2009

Differenze

Ora, francamente, è troppo facile, però, vedere i due clandestini nigeriani che bloccano il pazzo che stava martellando i due pensionati alla stazione di Palermo mentre nessun italiano muoveva un dito; e poi vedere altri italiani che si gettavano urlando contro il medesimo martellatore ma solo quando era al sicuro dentro l'automobile della polizia; beh, è troppo facile parlare di differenze...

domenica 10 maggio 2009

Il cane e la coda


Protestano giustamente sul Corriere perchè il video di benefcenza per l'Abruzzo viene scaricato illegalmente. E per spiegare di che si tratta il Corriere allega il video.

giovedì 7 maggio 2009

La scuola di religione

Tra le storie ascoltate a Farah (si, proprio il posto in Afghanistan dove gli americani hanno fatto strage di civili qualche giorno fa) c'è quella raccontata dal colonnello Gabriele Toscani De Col della Folgore (si, a Farah ci sono i paracadustisti italiani) a proposito della scuola per falegnami, eletricisti e carpentieri realizzata dagli americani in quella zona. Appena costruita per un po' è rimasta vuota (non c'erano tecnici insegnanti nè macchinari) poi i locali hanno pensato bene di trasformarla in una madrassa, una scuola di religione, islamica.

mercoledì 6 maggio 2009

'fanculo a Gordon Lish

Ho avuto tempo di leggere i racconti di Carver nella versione originale, prima che Lish li tagliasse. Uno a uno ho confrontato le due versioni. Nel titolo il mio giudizio. Minimalista. 

Italiani ad Herat


Un ospedale per bambini costruito dagli italiani e una bambina uccisa con una sventagliata di mitragliatrice dagli italiani. Stesso giorno, stessa città. Herat, Afghanistan. Se uno voleva la prova provata della delicata situazione in cui si trova la nostra missione militare in quel paese l'ha avuta domenica scorsa. Atterra una delegazione dl parlamentari, una visita breve per capire quello che di faticoso e buono fanno i nostri soldati in quella regione. Il programma prevede la visita ad un ospedale pediatrico finanziato dall'Italia, li accoglie il generale che dice, purtroppo devo darvi prima una notizia, c'è stato un incidente, una nostra pattuglia ha intimato l'alt ad un'auto sospetta che non si è fermata, hanno sparato, è morta una bambina di 12 anni. Ferito il padre e altre due donne, la macchina sospetta stava andando a un matrimonio. Un errore, un tragico errore. Così succede che i parlamentari vanno all'ospedale a chiedere scusa, rammaricarsi dell'incidente con il sindaco della città che li stava aspettando per ringraziarli della collaborazione. Tutto sembrava un po' surreale. Invece è solo lo specchio di una storia lunga e complicata che ci troveremo davanti ancora per chissà quanto. L'Afghanistan che vogliamo aiutare corre il rischio di essere scambiato per nemico. Perchè il nemico c'è ben inteso, i talebani che soffiano sul fuoco e fanno attentati diventano ogni giorno più spavaldi e allora bisogna difendersi, proteggersi. Così succede che un'automobile che corre sotto la pioggia per andare a fare festa diventa un pericolo e una minaccia. Il resto lo fa la paura, uguale sotto tutte le latitudini. (pubblicato su DNews)