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lunedì 9 giugno 2008

Lettere, diari, archivi

Capita che le lettere siano chiare da sole e non serva rispondere, ma rileggerle ancora sì. Così riprendo quella che la signora Ilaria ha inviato qualche giorno fa a Corrado Augias pubblicata senza commento su Repubblica assieme ad altre, sull’Ici, sui suv, sulla Turchia. Scrive Ilaria “Sabato scorso, anche se il cielo è coperto decidiamo comunque di andare a Idromania, un parco acquatico alle porte di Roma. Io, i miei due figli e i loro due amici. Alla biglietteria non c’è fila. Mi accingo a comprare i biglietti, avanti a noi c’è una famiglia composta da padre, madre e una bambina di circa un anno. Assistiamo a una breve discussione: alla coppia con la bambina viene negato l’accesso. La coppia insiste chiedendo di voler acquistare, come noi, regolarmente i biglietti ma a questo punto interviene la vigilanza che invita la famigliola ad allontanarsi definitivamente. Il padre prova ad insistere ancora ma la moglie rassegnata convince il marito a rinunciare e si allontanano. Io e i bambini assistiamo a questa scena e allora chiedo alla vigilanza perché era stato impedito l’ingresso a quella famigliola. Mi rispondono: “Signora, lei vorrebbe che suo figlio facesse il bagno in piscina con uno zingaro?”. La famiglia oramai è in auto e si allontana, resto da sola a cercare le parole per spiegare ai miei figli perché noi possiamo entrare e loro no”.
Capita che nella mia libreria confusionaria riesca a ritrovare “La spartenza” il diario di Tommaso Bordonaro, un siciliano emigrato in America che così racconta il suo arrivo a New York “…una veduta di palazi che facevano impressione a guardarli, macchine, villi che pareva veramente il paradiso che noi non abiamo ancora visto…” ma tre mesi dopo “…quando dicevo che avevo cinque bambini nessuno mi ha voluto affittare neanche un garage dove chiudevano il carro”.
Mi è capitato per lavoro di visitare l’archivio del centro studi dei Padri Scalabriniani, missionari che da più di cent’anni si occupano di migrazione, ieri delle partenze degli italiani, oggi degli arrivi degli stranieri. Mi ricordo ancora l’effetto di avere tra le mani la relazione dattiloscritta di Don Pietro Maldotti, missionario inviato al porto di Genova. Scriveva a proposito dei rimpatri, oggi diremmo delle espulsioni degli italiani, scriveva in una lettera ai superiori, facendo il bilancio dell’anno 1922 “…furono quasi 2000 gli infortunati della nostra emigrazione, rimandati in patria dalla terra straniera, in condizione di salute deplorevole e nella più squallida miseria, da noi raccolti in 54 piroscafi in arrivo dall’America. Furono ben 1705 gli indigenti da noi soccorsi con 316 bambini, di cui 107 orfani di padre e di madre.”
Lettere, diari, archivi. Di oggi, di ieri e dell’altro ieri. E il problema è sempre lo stesso, come sistemiamo la memoria, come organizziamo il passato per usarlo quando serve, quando il frastuono del presente invade il nostro tempo di emergenze, di paure che si trasformano in veleno, giorno dopo giorno. Apre una bella mostra a Genova al Museo del Mare sui viaggi degli italiani fino a Ellis Island, a metà luglio a San Rossore in Toscana ci sarà una due giorni organizzata dalla Regione che come titolo ha “C’è una sola razza. Quella umana”. Chissà forse ci si possono fare due salti, per ricordarci chi eravamo e provare a capire quello che vorremmo diventare. C’è un mio amico, una specie di Don Chisciotte della tecnologia, che adesso si è messo in testa di vendere libri elettronici. Me ne ha fatto vedere uno, in effetti sembra proprio un libro, solo che dentro ci puoi mettere tutto il tuo archivio di ricordi, ragionamenti, diari, lettere, libri ovviamente e puoi portartelo appresso sempre e dovunque. Anche a Idromania, signora Ilaria, così forse troviamo le parole per spiegare le cose ai bambini.(da DNews)