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mercoledì 6 maggio 2009

Italiani ad Herat


Un ospedale per bambini costruito dagli italiani e una bambina uccisa con una sventagliata di mitragliatrice dagli italiani. Stesso giorno, stessa città. Herat, Afghanistan. Se uno voleva la prova provata della delicata situazione in cui si trova la nostra missione militare in quel paese l'ha avuta domenica scorsa. Atterra una delegazione dl parlamentari, una visita breve per capire quello che di faticoso e buono fanno i nostri soldati in quella regione. Il programma prevede la visita ad un ospedale pediatrico finanziato dall'Italia, li accoglie il generale che dice, purtroppo devo darvi prima una notizia, c'è stato un incidente, una nostra pattuglia ha intimato l'alt ad un'auto sospetta che non si è fermata, hanno sparato, è morta una bambina di 12 anni. Ferito il padre e altre due donne, la macchina sospetta stava andando a un matrimonio. Un errore, un tragico errore. Così succede che i parlamentari vanno all'ospedale a chiedere scusa, rammaricarsi dell'incidente con il sindaco della città che li stava aspettando per ringraziarli della collaborazione. Tutto sembrava un po' surreale. Invece è solo lo specchio di una storia lunga e complicata che ci troveremo davanti ancora per chissà quanto. L'Afghanistan che vogliamo aiutare corre il rischio di essere scambiato per nemico. Perchè il nemico c'è ben inteso, i talebani che soffiano sul fuoco e fanno attentati diventano ogni giorno più spavaldi e allora bisogna difendersi, proteggersi. Così succede che un'automobile che corre sotto la pioggia per andare a fare festa diventa un pericolo e una minaccia. Il resto lo fa la paura, uguale sotto tutte le latitudini. (pubblicato su DNews)