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mercoledì 23 novembre 2011

Anna P. all'epoca di Twitter


Questo pomeriggio, mentre continuano gli scontri attorno a piazza Tahrir e noi, tweet dopo tweet, quasi ne sentiamo il respiro, mi sono ritrovato in una piccola libreria romana a parlare con amici, davanti a un caffè, di Anna Politkowskaja. Gli amici venivano a dirmi di una piccola casa editrice abruzzese (Carlo Spera editore) che sta per pubblicare un libro di Anna, inedito in Italia, i suoi primi scritti sulla Cecenia. E così é venuto spontaneo ripensare al suo modo torrenziale di scrivere, pagine e pagine minuziose di storie e denunce; in appendice al libro sua figlia Vera racconta che Anna scriveva sempre, dovunque lei bambina sentiva il ticchettare della tastiera del computer, anche nella casa di campagna quando si fermavano qualche volta per i fine settimana "tutt'intorno la natura, i boschi e lei in casa a scrivere sul computer.." . il risultato oggi sono i suoi articoli, centinaia, i suoi libri, migliaia di pagine, ricostruzioni, testimonianze, documentazione di quell'unico grande orrore che é stata non solo la guerra di Cecenia ma il tragico affresco della nuova Russia di Putin autoritaria e repressiva eppure alleata di noi Occidente. E però accanto al suo lavoro c'é sempre stato anche, impietoso e codardo, un velo denso di silenzio, reticenze dei giornalisti ufficiali mescolate alle calunnie del regime seminate ad arte, che giorno dopo giorno hanno costruito attorno a lei l'isolamento che alla fine le é stato fatale. Così oggi, il tempo di un caffè in libreria, ci siamo ritrovati a pensare a cosa sarebbe stata la storia di Anna all'epoca di Twitter. Cosa sarebbero stati il suo lavoro, le sue denunce, le sue storie e infine il suo rimanere sola. Forse sarebbe andata diversamente, forse no. Mi piace però immaginare l'onda del cinguettio da Grozny di una come lei. Comunque non avremmo potuto mai dire che non sapevamo.