
mercoledì 30 dicembre 2009
Libri d'inverno

giovedì 24 dicembre 2009
Elogio casuale del digitale terrestre

mercoledì 16 dicembre 2009
Il clima e i suoi mandanti

sabato 5 dicembre 2009
Per capirci
mercoledì 2 dicembre 2009
Lo zero virgola e la crisi

mercoledì 18 novembre 2009
Parole, bambini, secondi.

mercoledì 4 novembre 2009
Diana, Stefano e gli altri

domenica 1 novembre 2009
mercoledì 21 ottobre 2009
Lavavetri, giocolieri e altre distrazioni
Ho fatto un piccolo calcolo prima di cominciare, ho contato il numero delle dichiarazioni che al momento di scrivere si erano già accumulate sull’argomento e così ho capito che sì, l’ordinanza su lavavetri e giocolieri del sindaco di Roma aveva già raggiunto il suo scopo, fare rumore. Così stamattina nei bar non si parla d’altro, c’è chi giura che ai semafori già non si vedono più, che ci voleva proprio questa opera di pulizia, che non se ne poteva più di questi insistenti, fastidiosi che si avvicinavano ai nostri parabrezza con trampoli e spazzoloni, intralciando noi pronti a scattare. E poi hai visto che bravo questo sindaco, per quelli “davvero” poveri niente multa di cento euro ma assistenza e servizi sociali, è così che si fa, si multano i cattivi, si cacciano i clandestini, si salvano i buoni. Insomma l’operazione è perfetta, non stiamo lì a chiedere adesso chi “davvero” pagherà le multe, come si farà a distinguere un lavavetri o un mangiafuoco “davvero” povero da uno che invece è ricco ma fa finta di arrangiarsi ai semafori, dove andranno a finire una volta cacciati dagli incroci, magari quelli del centro, alla periferia ci si pensa dopo. È cosi che deve fare una grande città, deve far sparire, allontanare dagli occhi tutto quello che ci può disturbare mentre restiamo lì, immobili, anche quando il semaforo diventa verde. Dietro quello parcheggiato in seconda fila. (pubblicato su DNews)venerdì 16 ottobre 2009
Editti

"Prevedo che la metà degli italiani non pagherà il canone della Rai". Detto da lui in televisione equivale ad un annuncio più che a un avvertimento.
mercoledì 14 ottobre 2009
Somiglianze
Qualche giorno fa a Roma al grido di "camerati" bulli italiani picchiano due ragazzi gay, l'altro ieri a Portello di Padova un magrebino picchia due ragazze che si baciano gridando "al mio paese per voi c'è la lapidazione".
sabato 10 ottobre 2009
Gli asinelli di Gaza e gli altri

Sembrano davvero due zebre quelli ridipinti a strisce dallo zoo palestinese per non deludere i bambini in visita. Gli asinelli in Africa sono preziosi, averne uno significa potersi muovere, trasportare le proprie cose, fuggire se necessario. "Sono fedeli fino alla morte. Soffrivano terribilimente trasportando i bambini dal Darfur al Ciad. Non avevano né cibo né acqua a sufficienza ma andavano avanti... alcuni raggiungevano stremati i campi, sentivano i bimbi scivolare giù dalla loro groppa, e cadevano stecchiti all'istante, ma non prima di aver portato a termine il loro amorevole compito" (da "Il traduttore del silenzio", Daoud Hari).
mercoledì 7 ottobre 2009
Dante padano
Aspettando di sapere come finirà la guerra dei due lodi vi segnalo per distrarvi un appuntamento da non perdere. Venerdì sera fate in modo di sintonizzarvi su Telepadania, ve lo chiedo per favore. Ci sarà la prima puntata della lettura di cinque canti della Divina Commedia. Si, quella di Dante Alighieri. Il fatto nuovo, il dettaglio diciamo, è che sarà recitata in lingua regionale lombarda, per la precisione, nella sua accezione cremonese. Non sarà una cosa improvvisata ma il frutto di un ponderoso lavoro di traduzione, spiegano gli organizzatori, realizzato addirittura dieci anni fa da un esperto di tradizioni padane e che ora finalmente potremo goderci in televisione. “Un’operazione culturale” chiosa il direttore della tv. Prendano appunti a viale Mazzini, stiano in guardia Benigni e Albertazzi, all’erta il professor Sermonti, che la cosa è grossa, qui non ci si ferma a declinare in lombardo la cronaca dei nostri prosaici giorni, qui si punta in alto, su, su, fino al sommo poeta. Inutile trastullarsi col federalismo, il folklore e i dialetti regionali, qui altro che Padania libera, qui è partito il grande disegno per conquistare non solo l’indipendenza da Roma ladrona ma per egemonizzare da Cremona la vecchia e stanca Repubblica dei privilegi e dei soprusi, puntando diritto al cuore di quella lingua ormai morta che è l’italiano. Qui davvero venerdì sera ci scappa da ridere. (pubblicato su DNews)sabato 3 ottobre 2009
Le domande e la piazza

mercoledì 23 settembre 2009
Il dolore e i numeri

mercoledì 16 settembre 2009
Lettera alla signora E.

Da quando ha dovuto lasciare ogni camicia strappata è rimasta lì, ogni macchia difficile, e non ci sono più quegli odori, quei profumi che ci aspettano quando torniamo. Sono piccole cose lo so, ma oggi, dopo il funerale sono tornato a casa e ho provato a fare io, pollo con i peperoni. Ho lasciato il tegame coperto ad aspettarci. Stasera, quando torniamo.
domenica 13 settembre 2009
mercoledì 9 settembre 2009
Influenze
Adesso riaprono le scuole, sarà tutto normale, dice il ministro, però forse le vacanze di Natale saranno più lunghe. Un preside decide niente abbracci tra gli studenti mentre tutti gli altri aspettano indicazioni. I vaccini saranno pronti in tempo ma non sono ancora pronti. A Napoli non si potrà baciare il sangue di san Gennaro però il vescovo aggiunge state calmi nessun allarmismo. Insomma non sappiamo ancora se e come dovremo affrontare questa influenza, se e per chi sarà più pericolosa. Non c'è niente di peggio che lanciare messaggi contraddittori, lasciare che aleggi nell'aria il sentito dire. Io non ho visto le immagini, non so neppure se qualcuno le ha fatte vedere, del funerale di quel signore di poco più di cinquant'anni che è morto a Napoli qualche giorno fa, per le complicazioni derivanti da un suo precario stato di salute aggravato dall'influenza suina. Però ho letto di sua madre e di altri due parenti che seguivano il feretro, di una bara portata con le mascherine sul volto dagli addetti, e nessun altro a salutarlo. Solo, come un appestato. Poi ho letto invece di una scrittrice famosa, Isabel Allende, che dall'altra parte del pianeta ha detto semplicemente mentre faceva un intervista “scusatemi per la tosse ho l'influenza suina non sto ancora bene” e l'intervista è andata avanti tranquillamente. Certe volte tutto il mondo è paese, certe volte, purtroppo per noi, no. (pubblicato su DNews)mercoledì 5 agosto 2009
mercoledì 29 luglio 2009
John e Jett
Conosco John Travolta come tutti voi. Perché ho guardato i suoi film, perché ho visto qualche amico vestirsi e ballare come lui tanti anni fa, perché ho sorriso a rincontrarlo, ironico e straordinario, e fare il verso a sé stesso in altri film, trent’anni dopo. Poi a gennaio di quest’anno quelle fotografie tenere e disperate, mai viste prima, a corredo della tragica fine di suo figlio Jett. I due volti assieme, padre e figlio, sorridente lui, assente ma teneramente abbracciato quel ragazzone rimasto bambino che il suo amore aveva protetto da tutto e da tutti e che infatti noi, lettori e spettatori, non conoscevamo. Muore il figlio adorato e John si dispera, non si rassegna all’idea di aver fatto tutto il possibile ma che non è bastato. Sei mesi sono passati da allora e da qualche giorno sono tornati a parlare di lui. Scrivono “sembra abbia perso il controllo di sé, tanto che è stato notato circolare di notte senza meta e trasandato, intento a riempirsi di cibo”. Lo fotografano col teleobiettivo e si intravede la sua faccia sotto un cappello, “depresso e ingrassato” dicono le didascalie. Approfondiscono poi, forse ha rotto con la sua setta di fede, di sicuro è reduce da fallimenti professionali. Insomma, uno stupido scempio. Per questo voglio augurare a John Travolta, che conosco come tutti voi, un’estate silenziosa e lontana. Abbracciato alle foto del suo Jett. (pubblicato su DNews)domenica 26 luglio 2009
Guerra e magliette di lana

mercoledì 22 luglio 2009
Oppio, soldati e democrazia
Afghanistan, meno di un mese alle elezioni. Karzai alla prova del fuoco, la coalizione guidata dalla Nato alla prova del fuoco. Un passaggio cruciale per capire la direzione che prenderà il futuro di questo paese. E noi ci siamo in mezzo davvero. Arrivano altri cinquecento soldati, alla fine saranno più di tremila. Quasi tutti dislocati nell'ovest della regione, anche quelli che oggi sono a Kabul li raggiungeranno. E lì i tremila italiani ormai sono in mezzo ad una guerra insidiosa, dove il prezzo di un attentatore suicida viene valutato poco più di mille dollari, ma soprattutto dove gli insorgenti, così li chiamano adesso, sono un miscuglio inestricabile di talebani, mercanti di droga e criminali comuni. "Se ci fossero talebani disposti a trattare" dice il ministro della Difesa La Russa volato a trovare le truppe, "nessuna preclusione ideologica a farlo ma per ora così non è". Resta almeno la consapevolezza comune, da Obama a La Russa, che se si vince in Afghanistan non sarà solo con le armi. Se si vince sarà perchè qualcuno offrirà ai contadini che adesso vivono coltivando oppio comprato dai talebani qualcosa di diverso con cui provare ad immaginare un altro futuro. Parole come ricostruzione e sviluppo peseranno sempre più. Nel frattempo prepariamoci ad un'altra estate rischiosa, perchè l'estate è la stagione perfetta per chi vuol fare la guerra. (pubblicato su DNews)mercoledì 15 luglio 2009
Seconda vita
”Ad agosto prenderò casa all'Aquila” la frase arriva in mezzo alle considerazioni sulla fame nel mondo e a quelle sul clima che cambia. Torniamo per poche righe all'atto finale del G8 nella caserma di Coppito, a quel Berlusconi soddisfatto e contenuto che tratteggia i risultati del vertice. Ognuno lo giudicherà come crede ma chissà per lui forse è scattata una nuova sfida, quella di immaginare una seconda vita, una vita alternativa, o almeno una estate alternativa. Avrà pensato che al terremoto dell'Aquila deve molto di più di un dovere morale ma forse anche un colpo di destino. Avrà pensato che se i programmi fossero restati quelli che erano si sarebbe ritrovato con i grandi della terra tra i panfili e le spiagge bianche della Sardegna a due passi da quella villa Certosa che comunque la si pensi evoca ormai pensieri almeno problematici. Invece era all'Aquila a portare Obama a emozionarsi tra le macerie. Avrà pensato che adesso è meglio passare le vacanze a correre contro il tempo e a costruire case prima dell'inverno. Avrà pensato che forse la donna da frequentare più spesso è la signora presidente della Provincia dell'Aquila testarda rappresentante di quella gente abruzzese sobria e dignitosa nel dolore e nella rabbia. Avrà pensato che anche se negherà sempre tutto, il destino una seconda opportunità gliela sta dando. Avrà pensato questo, almeno speriamo, che avrà pensato questo. (pubblicato su DNews)
sabato 11 luglio 2009
Truman show, titoli di coda (lunghi)

venerdì 10 luglio 2009
L'applauso

mercoledì 8 luglio 2009
L'azzardo

mercoledì 1 luglio 2009
Vecchio copione nuovo finale (si spera)
Il primo effetto provocato dalle notizie che arrivano dall’Honduras è stato quello di un improvviso ritorno al passato. I militari circondano la casa del presidente, lo catturano e in pigiama lo costringono ad imbarcarsi sul primo aereo e lasciare il paese. Sembra una storia tirata fuori dal cassetto della memoria, fortunatamente finora senza troppo sangue ma violenta lo stesso, una di quelle che negli anni settanta avevano accompagnato la vita e la politica del continente centro e sud americano. Salvador, Guatemala, Nicaragua, solo per restare ai paesi confinanti in quegli anni vivevano schiacciati da dittature per non parlare di Cile e Argentina, i golpe più tragicamente famosi. In quegli anni alle dittature spesso si contrapponevano movimenti di guerriglia ma una cosa era abbastanza evidente. Gli Stati Uniti, più o meno apertamente, sostenevano i regimi militari, garanzia armata contro la minaccia di possibili sbocchi rivoluzionari. Ora vorremmo dire che una cosa non da poco è cambiata se il presidente esiliato dai militari prima riceve la solidarietà da tutti gli altri suoi colleghi sudamericani eletti democraticamente, poi va a Washington, e da lì annuncia che intende rientrare al più presto nel suo paese, forse già domani. Non sappiamo come finirà la storia dell’Honduras. Sappiamo però che nelle due Americhe, dal nord al sud, il passato sembra passato davvero. (pubblicato su DNews)martedì 30 giugno 2009
sabato 27 giugno 2009
Dopo Trieste, prima dell'Aquila.
mercoledì 24 giugno 2009
Cattivi pensieri

mercoledì 17 giugno 2009
C'è solo la strada

domenica 14 giugno 2009
Il cuore e la testa
Abbiamo tutti tifato per i ragazzi e le ragazze scesi in strada a Teheran ma adesso qualcuno provi a ragionare. Per evitare che lo facciano solo falchi e cornacchie.
mercoledì 10 giugno 2009
Pirati e letterine

martedì 9 giugno 2009
Le domande e i nemici
Un bell'articolo di Rachel Donadio corrispondente a Roma del NYT. Un suo amico giornalista italiano le riferisce del ragionamento di un magistrato (magistrato!) a proposito di un suo pezzo critico su Berlusconi. "Si chiedeva il magistrato, in tutta serietà, se l'articolo poteva essere la prova che il sindaco di NY Bloomberg, invidioso dell'impero mediatico di Berlusconi, stesse usando lei (e il il NYT ndr) per attaccare il primo ministro italiano". Potete immaginare le risate che si è fatta la giornalista.
giovedì 4 giugno 2009
Le parole di Obama

mercoledì 3 giugno 2009
Miracolo a Palermo

lunedì 1 giugno 2009
A proposito del fondo toccato
Sarà banale e scontato ma è inutile nasconderselo. Il problema non è lui, siamo noi (italiani). Prima o poi sarà evidente anche ai più testardi.
mercoledì 27 maggio 2009
Quella scritta nella polvere

Quanto abbiamo scritto del terremoto? Mai abbastanza per tenere il filo del quotidiano slittare delle cose e ricordare che noi potevamo essere lì adesso, in quelle tende. Un mio amico aquilano scrive quello che gli è accaduto qualche sera fa andando a Pescara, la città dove oramai da più di un mese e mezzo migliaia di abruzzesi senza casa alloggiano in alberghi e campeggi sulla costa. Parcheggia la sua automobile nel centro della città, fa le sue cose e poi di sera quando torna a prenderla trova, sul lunotto sporco di polvere, la parola “SFOLLATO” scritta con le dita. Lui racconta questo dettaglio ai suoi amici di internet e si scatenano i commenti, quasi tutti lo rincuorano dicendo ovviamente che i miseri d’animo si trovano a tutte le latitudini, qualcuno però accenna altri dettagli di un clima che lentamente può mutare “eravamo in una pizzeria del centro della città, dice un commento, parlavamo del terremoto e ci guardavano con disprezzo”. Ecco quello che può succedere. Per questo è ora, quando la commozione si è consumata, che bisogna aprire gli occhi e non smettere di raccontare, fare in modo che la dignità composta di chi ha subito un torto dal destino e soprattutto da quelli che, per incuria o peggio, li hanno fatti abitare in case mal costruite, non si trasformi lentamente, come una dose di veleno quotidiana, in umiliazione beffarda. È ora che noi dobbiamo essere lì, come possiamo, in quelle tende. (pubblicato su DNews)
venerdì 22 maggio 2009
Universale si, ma un po' meno

mercoledì 20 maggio 2009
Migranti e migratori

martedì 19 maggio 2009
Il toro e il brandy
Avete presente quei gigantesti tori neri di cartone che si stagliano lungo le strade di Spagna? Erano i cartelloni pubblicitari di un famoso brandy iberico, l'Osborne. Venti anni fa una legge vietò ogni reclame sulle strade del paese, ma i tori vennero salvati perchè ormai simbolo più che di un prodotto della Spagna stessa. Sparirono le scritte però, e le gigantesche sagome, ridipinte di solo nero, divennero ancora più evocative. Ora succede che qualche giorno fa un giornale annuncia, la Osborne vuole rinunciare al toro come marchio "è un immagine che non rappresenta più la nostra azienda, non facciamo solo liquore ma anche succhi e acque minerali, dunque meglio cambiare". Sconcerto, sorpresa poi arriva la smentita ufficiale dell'azienda "nessuna rinuncia al toro, anzi tutto il contrario" lo vedrete presto presenteremo il nuovo marchio e capirete. Insomma forse è stata solo una trovata pubblicitaria al contrario, il tentativo di legare di nuovo il nome della ditta a quelle sagome fortunate che non hanno piu logo, oppure uno sbandamento modernista repentinamente rientrato. In Spagna una cosa è sicura, il toro non si tocca, almeno quello di cartone.
mercoledì 13 maggio 2009
La linea d'acqua
Prendete un righello e fatela voi una linea sull’azzurro del Mediterraneo, un poco sotto Lampedusa. Se avete la mano ferma sarà facile, avrete realizzato, almeno sull’atlante, l’ultimo modello in tema di frontiere. Ora provate a immaginare la stessa cosa in mare aperto, fatela voi una linea sull’acqua, perchè è importante, sei hai passato quella linea ti posso caricare su, dare da bere e da mangiare, se invece sei ancora al di là della linea d’acqua allora niente, ti riporto indietro, anche se vieni dall’inferno.Così oggi siamo a discutere dell’ultima variante dell’idea di confine, nel cieco tentativo di fermare un viaggio inarrestabile, quello degli uomini verso domani che sia anche solo un poco meglio di ieri. Abbiamo alzato muri, fili spinati, di più, abbiamo costruito barriere invisibili, di carta, come racconta bene Daniela De Robert nel suo ultimo libro “Frontiere nascoste”. Storie che impressionano messe una dopo l’altra, di fossati che respingono anche solo con le parole, quelle sul permesso di soggiorno che aspetti e non sai se arriverà, che magari è già scaduto “come le mozzarelle” quando dopo mesi di attesa te lo consegnano, ormai inutile. Storie che stanno dietro quella paura dell’altro sulla quale ormai combattiamo perenni campagne elettorali e dolorose guerre invincibili. Guerre che si fermano tutti insieme o si perdono da soli, disegnando confini sull’acqua. (pubblicato su DNews)
martedì 12 maggio 2009
Differenze
Ora, francamente, è troppo facile, però, vedere i due clandestini nigeriani che bloccano il pazzo che stava martellando i due pensionati alla stazione di Palermo mentre nessun italiano muoveva un dito; e poi vedere altri italiani che si gettavano urlando contro il medesimo martellatore ma solo quando era al sicuro dentro l'automobile della polizia; beh, è troppo facile parlare di differenze...
domenica 10 maggio 2009
giovedì 7 maggio 2009
La scuola di religione
Tra le storie ascoltate a Farah (si, proprio il posto in Afghanistan dove gli americani hanno fatto strage di civili qualche giorno fa) c'è quella raccontata dal colonnello Gabriele Toscani De Col della Folgore (si, a Farah ci sono i paracadustisti italiani) a proposito della scuola per falegnami, eletricisti e carpentieri realizzata dagli americani in quella zona. Appena costruita per un po' è rimasta vuota (non c'erano tecnici insegnanti nè macchinari) poi i locali hanno pensato bene di trasformarla in una madrassa, una scuola di religione, islamica.
mercoledì 6 maggio 2009
'fanculo a Gordon Lish
Italiani ad Herat

mercoledì 29 aprile 2009
Quell'abbraccio al Papa










